tratto da http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2836&biografia=Salvatore+Giuliano
Salvatore Giuliano nasce a Montelepre, in provincia di Palermo, il 22 novembre 1922, da una famiglia di modesti contadini che cresce il ragazzo educandolo ai valori della fede e del lavoro.
Ed è proprio quando è alle prese con le dure fatiche quotidiane che, mentre trasporta due sacchi di frumento acquistati di contrabbando, nel torrido pomeriggio del 2 settembre 1943, che viene bloccato da una pattuglia di carabinieri; Turiddu, come lo chiamano in casa, abbandona frumento e cavallo e si dà alla fuga. Ferito da due dei molti colpi di fucile che i gendarmi gli sparano, egli estrae la pistola che prudenzialmente porta con sé per difendersi da eventuali incontri con i briganti e fa fuoco uccidendo accidentalmente uno degli inseguitori. Riesce a trascinarsi in un bosco facendo perdere le proprie tracce, ma da quel momento la sua vita è segnata. Soccorso da alcuni contadini e poi dai suoi familiari, trascorre circa un mese in condizioni di salute molto instabili, nascosto in una casa abbandonata, a Palermo, ed assistito da un medico, il prof. Purpura, uomo onesto e di idee fortemente separatiste che va spesso a visitarlo.
Nel corso dei loro incontri il professore informa Salvatore della fine della guerra, ma lo istruisce altresì sulla storia e sui patimenti del popolo siciliano convincendolo della bontà del progetto indipendentista "Sicilia-Nazione".
Rimessosi in salute il ragazzo fa ritorno nella casa di Montelepre, rimanendo sempre guardingo e pronto alla fuga nel caso di arrivo dei gendarmi. E infatti, nella notte del 23 dicembre 1943, a Montelepre piombano 800 carabinieri per catturarlo. Ne fa le spese suo padre che, uscito di casa per verificare la presenza dei militi, viene da questi bloccato e crudelmente malmenato. Salvatore riesce a fuggire, dopo aver ucciso un carabiniere e feriti altri due.
Si rifugia in una grotta, e inizia così la sua vita di latitante nei boschi. Raccoglie intorno a sé altri ricercati formando una banda e riuscendo presto, associando a delitti e rapine una grande generosità verso i poveri, a costruire intorno al suo nome un alone di leggenda. Col cinismo che oramai lo contraddistingue, pone al servizio della politica la sua forza e la sua popolarità. Nel 1945 è nominato colonnello del'esercito separatista, ma ben presto abbandona il movimento (MIS-EVIS, Movimento Indipendentista Siciliano - Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia) e sostiene prima i Monarchici e poi la Democrazia Cristiana.
Utilizzato nella lotta contro il comunismo, tanto dalla politica quanto, pare, dalla mafia, dopo il successo delle sinistre alle elezioni siciliane del 1947, il 1° maggio Salvatore Giuliano e la sua banda aprono il fuoco sulla folla radunatasi a Portella della Ginestra per la festa del lavoro: è un massacro, con 11 morti, fra cui due bambini, e 27 feriti, alcuni dei quali moriranno di lì a dopo.
La repressione durissima che ne segue, nei confronti del brigantaggio, non riuscirà tuttavia a colpirlo. Sarà trovato morto, il 5 luglio 1950, a Castelvetrano. Si dirà che l'autore dell'assassinio sia stato un suo cugino e luogotenente, Gaspare Pisciotta; gli atti processuali indicheranno, invece, il capitano Antonio Perenze quale autore dell'uccisione, in uno scontro a fuoco fra carabinieri e briganti; qualcun altro dirà che quel corpo addirittura non fosse il suo, ma la vicenda rimane avvolta nel mistero. E senza risposta rimane l'interrogativo sull'esistenza e sull'identità dei mandanti della strage di Portella.
Salvatore Giuliano muore dunque all'età di 28 anni: per i siciliani resterà un eroe romantico, mitico, celebrato in molte ballate della cultura popolare
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