ANTONIO VENEZIANO

 


 

 

POESIE

 

CANZUNI DI SDEGNU

 

...... CU TIA FU CHIÙ DI MARI LU MIU CORI

...... TOSTU CHI VIDI NEXXIRI LA LUNA

...... POI CHI ODDIARMI TI FU DATU IN SORTI

...... PER UNA BEDDA FACCI, QUALI AMAI

...... S'AUTRU DI TIA ND'OTTINNI E NDI RECIPPI

...... TIGRI NON VITTI MAI CHIÙ CRUDA HIRCANIA

...... DI SDEGNU ED ODDIU M'È CAUSATU TANTU

 

Con te il mio cuore fu più che un mare, 
che ti inghiottì per un anno e ben tre settimane; 
e tenne, come un corpo morto, 
nascosto in fondo i tuoi m odi strani. 
Quando hai cambiato il fiele in parole 
ed in atti bassi, rapaci e villani; 
di giusto sdegno gonfiai; ti buttai fuori: 
- Va', e sii pasto di uccelli e cani.

Appena vede uscire la luna 
grida ed è di cattivo augurio la quaglia, 
giacchè scarsa e varia luce dona: 
ed ora cresce, ora è rotonda ed ora si eclissa. 
Lo sdegno verso di te mi rende importuna quaglia: credo che non hai fermezza che ti staglia 
Sei statua di lana, hai la persona 
vestita nell'aspetto e l'anima di paglia.
(di fuori sei ben vestita, ma di dentro sei di paglia)

Poiché a te fu dato in sorte di odiarmi, 
ed a me di farti mille complimenti 
ringrazia Amore ad alte forti voci; 
e da te il mio cuore si diparte! 
Anzi, per tanti sdegni e tanti torti, 
non solamente ho voglia di odiarti, 
mentre vivrò; poi, dopo la morte, 
lo spirito troverai pronto a perseguitarti.

Per un bel viso, che amai, 
fui affascinato e tu col mio cuore vai d'accordo; 
io, di mia volontà, feci prigionieri entrambi 
e legai con catene, ferri e corde; 
o voi, che vi cacciate nei guai d'amore, 
annotate i miei detti e ricordi: 
nel sesso femminile raramente, o mai, 
bellezza e lealtà vanno insieme.


Se altri da te ottenne o ricevette 
il meglio che in te abbia visto o saputo, 
mula, che ad ogni pozza di fango giuochi e saltelli, tordo, che in ogni laccio e rete incappi, 
fonte, dove, chi non volle, non bevve, 
vite, che in ogni tempo hai mille grappoli: 
io fui il primo che ti ebbi, come ho detto! 
ben ornata; ed ora non importa chi ha avuto avuto


L'Ircania non vide mai tigre più feroce, 
né Lerna Idra, o Creta Minotauro, 
né Licia chimera di maggiore insania, 
né la Libia tesoro di aspidi, 
né iena feroce più crudele e strana, 
né Tempe di Tessaglia centauro; 
sei il più mostruoso mostro di Sicania ]
che abbia Borea, l'Austro, il mar dell'India e della Mauritania .

Mi hai causato tanto sdegno ed odio 
che Amore perde la sua forza e il suo istinto; 
sono costretto ad andar via strisciando lungo i muri 
per uscire da quest'intrigo e labirinto. 
Pensando che in te tutto amai, mi spavento, 
Cupido cieco, soggiogato e vinto: 
più non ti degno né tanto né quanto; 
ora mi sembri un diavolo dipinto.