IRENE IENTILE
CANZONI
A SCIACCA BACARUNI E BACAREDDI
E SIGNURUZZU MIA, FACITI BON TEMPU
ME CUGNATAZZU MI MANNAU UN PRISENTI
Intervista al duo Cerniglia - Ientile
http://www.inchiestasicilia.com/2013/03/15/lemozione-per-i-canti-della-propria-terra/
A quasi un secolo di distanza, le melodie della tradizione orale siciliana del compositore ed etnomusicologo Alberto Favara tornano in auge. A riportare la dolce sonorità del grande musicista, il singolare duo cameristico, composto dalla pianista Ornella Cerniglia e dal mezzosoprano Irene Ientile. Un binomio musicale, quello rappresentato dalle due musiciste, diventato inscindibile e imprescindibile per riportare sulle scene un genere tanto difficile da riproporre. L’obiettivo del duo, decisamente arduo, è quello di raccogliere e riproporre, attraverso l’opera di alcuni dei più grandi compositori del XX secolo, le tracce di un percorso musicale poco frequentato, ormai quasi dimenticato ma, comunque, ancora intenso e pieno di significato.
Così, la loro idea, decisamente bizzarra, diventa un traguardo che le due musiciste hanno raggiunto brillantemente, dando vita al cd “Canti della terra e del mare di Sicilia”, un’antologia di brani tratti dall’opera omonima di Alberto Favara.
Il duo palermitano, nato nel 2006, ha vinto il 1° Premio Assoluto al X Concorso Nazionale di Musica da Camera – Premio Placido Mandanici. Si è, inoltre, esibito in numerosi concerti nell’ambito di stagioni e festival cameristici, riscuotendo sempre un forte entusiasmo nel pubblico. Ma cosa c’è dietro a questo inaspettato successo? «Un incontro casuale – risponde con semplicità Ornella Cerniglia – Ci siamo conosciute tramite un’amica comune. Io cercavo da tempo qualcuno che cantasse, da accompagnare con il mio pianoforte. Cercavo qualcuno dotato di sensibilità e trasporto, disposto a studiare tanto e, preferibilmente, con un repertorio ricercato che avesse tanta storia dietro. Irene – prosegue la pianista – aveva detto alla nostra amica comune che desiderava, invece, conoscere una pianista che l’accompagnasse, preferibilmente con le caratteristiche che io cercavo in una cantante. Così la nostra amica ci ha fatte conoscere. Abbiamo provato tanto e studiato tanto. Alla fine, ci siamo proposte con questo repertorio poco frequentato. Repertorio, comunque, che, nonostante tutto, è stato accolto molto bene. In fondo, il pubblico è sempre molto predisposto ad accogliere le novità».
In realtà, non si può parlare più di tanto di novità. Il genere proposto dalle due musiciste ha una storia, come abbiamo già avuto modo di dire, lunga quasi un secolo. Quello che sorprende, invece, è come mai due giovani artiste abbiano deciso di rispolverare un genere così singolare e passato, ormai, nel dimenticatoio.
«Questa scelta – spiega Irene Ientile – ha molto a che fare con il mio vissuto personale, perché di Favara era il mio trisavolo. Questi brani li ho sempre sentiti a casa, quindi mi sono stati sempre molto familiari. Inoltre, questa scelta coincideva con la mia volontà di coltivare il canto classico e, anche se mi sono dedicata ad altri canti, mi sono concentrata moltissimo su questo. Poi – continua il mezzosoprano – è avvenuto l’incontro con Ornella con la quale abbiamo creato questo duo cameristico. All’inizio era considerata una follia. Poi invece, piano piano, abbiamo cominciato a fare piccoli concerti, proponendo un repertorio poco frequentato, fino a quando, un bel giorno, abbiamo deciso di lanciarci pure nell’edizione di un disco. Questo è un momento in cui un artista deve farsi conoscere, dare il meglio di sé anche in un’impresa difficile. E allora abbiamo pensato di lanciare questo repertorio inedito. Grazie all’aiuto di grandi professionisti, di gente comune della famiglia, come le figlie di Antonio Tabì, le nipoti di Favara, siamo riuscite nel nostro intento». Ma il vero successo del duo è stato l’ampio consenso del pubblico.
Oltre a proseguire con il Favara, di cui c’è ancora tanto da interpretare e da incidere, il duo vuole cimentarsi in altri repertori: dal quello italiano del secondo ’900 a quello francese di fine ’800 e primi ’900.
«Stiamo studiando un bellissimo ciclo del Copland – dice Irene Ientile – anche se riteniamo che interpretare le proprie tradizioni sia un’esperienza da vivere fino in fondo. Ecco perché vogliamo proseguire con il repertorio di autori siciliani».